San Michele Arcangelo salva Procida dai pirati

Dopo il periodo della Magna Grecia e dell’Impero Romano, in cui Procida era di fatto considerata una delle perle del golfo di Napoli e sede delle case dei patrizi, nel Medioevo l’intera Isola attraversò una fase oscura.

Non erano infatti rare le incursioni di pirati che giungevano sul territorio con le loro navi per razziare, distruggere, “conquistare” e deportare gli abitanti per rivenderli successivamente come schiavi, un mercato tragicamente molto presente all’epoca.

Per un periodo l’isola venne assediata dal famoso corsaro Khayr-Al-Din, noto con il nome di Barbarossa.

Con la sua flotta impressionante e la ferocia dei suoi veterani mise a ferro e fuoco l’atollo, costringendo gli abitanti a rintanarsi all’interno della Terra Murata, una cittadina fortificata.

Le galee e le golette dei corsari sono ancora oggi presenti a Procida.

In vista di un attacco così violento e tenendo di fronte una vera e propria guerra di valori così importante per la società del XV e il XVI secolo tra mondo cristiano e mondo musulmano, i cittadini si affidano alla “mano destra di Dio“, il guerriero celeste visto come unica speranza nei confronti del nemico saraceno.

Stando alla leggenda infatti Barbarossa, convinto di razziare e consapevole della superiorità militare si imbatté nel più temibile dei nemici per un saraceno.

San Michele Arcangelo infatti non solo scese dal cielo per difendere la città ed i suoi abitanti, muovendo la sua spada infuocata, ma dopo aver terrorizzato i pirati con la sua presenza si lanciò all’attacco dei nemici.

Un’altra credenza popolare legata a questo mito viene data dai pescatori, che al tempo giuravano di aver visto catene, ancore ed oggetti pesanti in mare lanciati dalle navi dai pirati per avere più velocità durante la fuga.

San Michele Arcangelo è il patrono di Procida e la bellissima abbazia è situata a 91 metri d’altezza a picco sul mare.

La monumentale opera del 1690 compiuta dal pittore Nicola Russo, presente all’interno del complesso chiericale, mostra l’accaduto della storia popolare, diventata ormai leggenda.

Scritto da Federico D’Addato

La moneta che segue illustra,su di un lato, San Michele Arcangelo nell’atto di trafiggere ,con la lancia, il drago

Coronato: Ferdinando I d’Aragona ( 1458-1494).Zecca di Napoli Ar gr. 3,70.

Dritto/ FERRANDVS D G R SICILIE HI Busto del Re coronato volto a destra; dietro il busto T(iniziale del Maestro di Zecca Giancarlo Tramontano).

Rovescio/. IVSTA TVE NDA L’Arcangelo Michele in piedi di fronte con uno scudo circolare nella mano sinistra ed una lancia nella destra nell’atto di trafiggere un drago.

Riferimento bibliografico: Pannuti e Riccio 17b